MOSCA Una mostra racconta il dopo Ottantanove
No punk, no future. Sta riscuotendo grande e forse insperato successo la mostra che rimarrà aperta fino al 26 maggio prossimo, nel corso della biennale moscovita dedicata a «Moda e Stile».
Moltissimi i visitatori, moltissimi i giovani che si accalcano per vedere le fotografie un po' ingiallite e un po' mosse che riprendono gli anni della Perestrojka e dell'apertura (con qualche ritardo sui tempi, ovviamente) alle influenze «punk» nell'abbigliamento, nell'atteggiarsi, nella musica, persino nella vita di tutti i giorni. Le centinaia di immagine esposte riprendono, però, qualcosa che con il «punk» spesso non ha molto a che vedere: i primi McDonald, i primi skate, schiere di fan dei Depeche Mode vestiti e pettinati come David Grahan. A parte tutto, però, l'esposizione Hooligans degli anni Ottanta, che si tiene presso il Manej Center di Mosca ed è curata da Irina Meglinskaya e Misha Baster, documenta bene il sorgere di un nuovo gusto e di una nuova estetica presso i giovani «post-sovietici». Un'estetica trash che, attraverso il look, il gusto musicale, la scelta di vivere ai margini di strade e metropolitane, era forse il segno di una conquistata «individualità».
Il fatto che oggi, a Mosca, questo strano miscuglio di punk, rockabilly e kitsch trovi migliaia e migliaia di nostalgici, osservano i curatori, significa che qualcosa sta per cambiare e la gente, sostengono, proprio come nell'89, «ha voglia di aria nuova».
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