domenica 27 dicembre 2009

OCEANO

Paola Maria Leonardi

acqua d'oceano
brillanti i riflessi
il sole
bacia i fortunati
lasciva sirena
sale
scivola su morbidi fianchi
dorata la pelle
sensi eccitati
nudo il cuore
spiraglio di vita
gemiti
in bianca conchiglia
echeggiano intermittenti
al suono del mare
delizioso
il tuo approcciarti
audace
mi piace... mi piace
baci sussurrati
con il vento
c'è intesa
direziona energia
con sana bramosia
la cascata di lunghi capelli
non nasconde l'ardore
amare adesso
è per sempre
PaolaML




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Ai bambini di Gaza..

Diletta Morani


Scivolano come lacrime

ad ovattare il Cielo
Nella speranza mal riposta
di un 'Alba piu'clemente

che di pieta'risponda..


La direzione e'sempre quella
rifugge le coscienze

Ma l'Urlo e'strazio a nevicar rimorso

nel Sangue che non dorme..

negli Occhi di chi guarda.


e le mie mani raccolgono farfalle
che di smeraldo e bianco divenir
librano Sogni,


Di neve ricamati

che bastera dolce,
un sorriso

a rammendare il Cuore..



lunedì 21 dicembre 2009

Domani



Avremo fame domani
Fame di un mondo
Che apra alla gioia e alla condivisione

Avremo fame domani
Fame di amare
Fame di speranza
Fame di orgoglio
Fame di un mondo senza ambiguità.

Avremo fame domani
Della presenza degli altri
Della presenza di tutti gli uomini
Di questa vita disabitata
Morsa dalla solitudine.

Avremo fame domani
Non di bassezze e di tristi vergogne

Avremo fame domani
Di tenerezza sbocciata
Lontano dal filo spinato della segregazione.

Avremo fame domani
Non di falsi amici dal cuore doppio
Non di cuori vigliacchi e volgarmente avidi
Disseccati dall’egoismo.

Avremo fame domani
Fame di guarire il mondo
Dalla sua trasudante miseria
Fame di combattere il male
Ed i suoi molti complici.

Avremo fame domani
Fame di preparare il mondo
Alla fastosa fortuna della fraternità.
Fame di uno sforzo su noi stessi
Perché nasca l’Uomo
E rinasca il mondo
Fame perché sbocci la speranza
Di un mondo nuovo e stellato.

Avremo fame domani
Di quelle strade sconnesse
Che portano alla città
Lontano dai rovi del disprezzo
Dell’odio
Del rancore.

Avremo fame domani
Di generosi costruttori di cittadelle
Che in luogo d’intonare
I canti tribali
Dell’odio e della razza
Faranno crescere
Fraternamente
Fianco a fianco
Malgrado le loro diversità
Tutte le razze
La gialla e la bianca e la nera
In una sinfonia
Di Fraternità.

Avremo fame domani
Perché tutti gli uomini
Spezzando le loro catene
E facendo una catena
Conducano il mondo alla fonte
della condivisione.


Joseph M. Tala
( poeta del Camerun )

mercoledì 16 dicembre 2009

E una Donna disse...



E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli. E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sè stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani,
Che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro,
Ma non farvi simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
E vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.

KAHLIL GIBRAN

sabato 5 dicembre 2009

Mari de domu

Vaturu E.

.. i guizzi d'argento
delle tue vellutate mani
si stagliano
contro la mia prora erta,

oh mare incandescente
di vigore universale,
tu
che m'amanti di fulgide onde
in te confido
e di amor ti sovrasto ,
dolce chiarore
del tempo andato.


giovedì 3 dicembre 2009

Mani

Se sei un amico ti
stringo la mano
se chiedi un aiuto ti tendo la mano
E prendi la mano, e dammi la mano
e prendi la mano, e dammi la mano
Il padre il bambino lo tiene per mano
c’è tutto il destino in un palmo di mano
Le mani, le mani che sanno parlare, che sanno guarire e che sanno pregare

Le mani legate, le mani ferite, le mani, le mani pulite
Le mani, le mani, le mani legate, le mani ferite, le mani pulite
Le mani, le mani, le mani legate, le mani ferite, le mani pulite

Saluti ruffiani baciamo le mani
caliamo i calzoni e in alto le mani
Chi prende il potere allunga le mani
chi sfugge al dovere se ne lava le mani
Le mani, le mani, che sanno tradire, che sanno soffrire e che sanno
sbranare
Le mani spietate che danno la fine, le mani, le mani assassine
Le mani, le mani, le mani spietate che danno la fine, le mani assassine

Le mani, le mani, le mani legate le mani ferite, le mani pulite

Apriamo le mani, le mani più avare
che stringono ancora quei 30 denari
Mettiamo le mani, le mani sul cuore
più sono sincere e più danno calore
Le mani, le mani, che sanno di mare, che sanno di terra, che sanno di pane

Battiamo le mani per farci sentire, più forte le mani, le mani
Le mani, le mani, che sanno di mare, che sanno di terra, che sanno di pane

Le mani, le mani, che sanno di mare, che sanno di terra, che sanno di pane

Le mani, le mani, le mani spietate che danno la fine, le mani assassine

Le mani, le mani, le mani spietate che danno la fine, le mani assassine

Le mani, le mani, le mani, le mani.



Edoardo De
Crescenzo

lunedì 16 novembre 2009

NESSUNA RISPOSTA!!

vaturu e.

... amore ...

lontano non amato...

speranze...

castelli costruiti ....

virtù enunciate ,

estasi mancate ...

amore finito...

sapienza inconclusa,

conoscenza dell'aperto estro incompiuto,

istante evanescente del mito caduto...

tempo passato

inutile capienza...

nessuna risposta!!

Anche se annientata

Paola Maria Leonardi


Anche se annientata
Mortal sentimento
Di selvaggia sorte
Il mio stupore è maturante
Non voglio dimenticare di averti conosciuto
Perché mi hai fatto stare bene
Caro amico mi fosti
In tanti mesi
Di mesta solitudine
Dentro me stessa
Universo di sogno e illusioni
Misto a grezza realtà
Dove il fardello più leggero
Era tornare in una casa vuota
E disabitata
Al centro solo i fantasmi
Delle mie paure
A farmi compagnia
Mille volte ti ho cercato
Su una grigia tastiera
Con vorace bramosia
Con la triste profezia
Di un ennesimo abbandono
Ignorata
la mia medianica coscienza
Mirava al centro del bersaglio
Colpendolo a morte
nel fatale punto
E sebbene annientata
Dall’evidenza palese
Di un disastro preannunciato
Attendo riscontri
Al limite di ogni ragione
Il mio corpo ancora sprigiona energie
Il mio essere scintilla
di un risveglio primaverile
Al calar della sera
rifugge infelice sorte
non umana
non rinnego il già trascorso incontro
rivelatore del mio cielo più azzurro
ascolto il doloroso canto
di un uccellino cileno
a sera
dopo il tramonto
PML



Copyright©2009 Paola maria Leonardi--inedita

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forse il libero arbitrio è pura invenzione, solo un destino segnato può spiegare certi incontri mai avvenuti...........bisogna
arrendersi di fronte al Fato, contro cui niente si può, nemmeno una ferrea volontà, non resta che chinare la testa ad una verità ineluttabile e piangere......dei nostri umani limiti...

mercoledì 11 novembre 2009

En attendent Jean

RosieMarie D'Amico

una sedia per Jean!
aspetto sempre che si desti dal torpore
non è difficile pensarlo
basta chiudere gli occhi
immaginare il suo profumo
sa di maschio
e di tabacco
lui non è mio e non lo sarà mai
non lo è neanche mai stato
io attendo la notte
questa amica
dal fascino indiscusso
tutto avvolge
e porta via
piangere non è peccato
se serve a lenire le ferite
cambiare sè stessi
pensare è un utopia
mi lascio andare
le lacrime innaffiano le piante
faranno nascere rose
si nutrono d'amore
saranno a forma di cuore
in assenza di rumore
echeggiano i battiti dell'orologio
c'è dolore nel silenzio
adesso
sanguina ancora il cuore
illusioni spezzate
spazzate via dal vento
e con esse le belle stagioni
quanti incontri disattesi
domani forse si riaffaccia all'orizzonte
e non sarà solo un sogno
ma una splendida realtà.....
una sedia per Jean!.
cameriere champagne...
RMD


Copyright©2009 Rosie Marie D'Amico--inedita

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..
l'attesa di un tavolo può portare a delle riflessioni, in piedi con una amica, l'attesa di un fantomatico Jean che non arriverà mai, per cause tutte da chiarire, mentre la protagonista in prima persona fa delle ipotesi
irreali, che ripercorrono i sentieri della memoria, di un periodo in cui c'era un uomo che ora è scappato per altri lidi.....
"una sedia per Jean "è l'esortazione che una delle due fa rivolgendosi al cameriere, convincendo più se stessa che altro.....

mercoledì 4 novembre 2009

Questa Notte…..

Franco Musiu

Notte…..
In questa gravida
di
Infinite stelle
nascenti
Nel maestoso blu di
un
Firmamento celeste
tinto
Di gioia zuppo di
felicità….
Si è appena
allontanata
Adesso la piccola e
grande
Presenza dell’azzurro del
giorno,
con le sue luci di falsità
ed
ipocrisia dell’uomo e
del
mondo che lo
circonda…
gocciolano e grondano
come
distratte poche
ed
arrugginite nuvole
ai
confini di un
estasiante
ed ammaliante
tramonto
di una luce rosso
fuoco
come invidiosa di
una
presenza magica,
meravigliosa,
vestita da Dea con un
abito
da Angelo maestoso e
inifinitamente
Bello, Dolce, Saporito
J….
Mentre noi come
impietriti
Balliamo sotto un
cielo
Colorato di una luce
abbagliante,
accecante, donata dai tuoi
occhi
come piccole e grandi stelle,
e dal
tuo viso immensa meraviglia
di luna…
la serata finisce e tutto
scivola nel
silenzio abbracciandoci
questa nuova
oscurità di questa notte,
accompagnandoci
nel mondo dei sogni,
sotto
la luce di una luna che
ride
impertinente tra la
melodia
di una gioia raggiante, e
un
canto di una felicità
radiante….
Balla, Balla, Balla e non ti
fermare
Mai, che la vita di un mondo,
cosi
Umano non finirà mai di
portarti nel
Male, e tu piccolo e grande
uomo non
Distrarti dallo sguardo
dell’Angelo che
Ti indirizza sempre giorno
dopo giorno
Nella strada del grande e
vero bene….


domenica 1 novembre 2009

VERSI PER ALDA MERINI - di Paola Alcioni

I poeti... Ah, i poeti... Vele,
ali, sogni i poeti.

Sguardo sempre a mete distanti.
Quanti passi, i poeti - quanti ! -
e quanti voli allineando l’ala
con gli aironi.

Quante stagioni
come infinito fosse il tempo
dell’andare e lieve di fardelli
il cammino.
Mille porti cui
approdare e non uno vicino.

Sono voce di un popolo i poeti: bandiere
per chi li sa levare
in alto
come sogni.

E amano, i poeti, ma il loro
è un amore ferito
che va in cerca d’echi
frantumati di voci antiche
soffrendo sulla carne viva
della parola l’offesa del grido
e la menzogna.

E tu che ascolti
la libera voce, amali
per la tristezza che trema
in fondo allo sguardo
di falene che sanno…

Perché
anche i poeti se ne vanno
come i pioppi d’autunno
al primo rabbrividire delle foglie,
affidando un sospiro d’argento
all’onda del vento.

A capo chino se ne vanno
nel pianto profondo della sera
ad un raggio d’azzurro
presagio crocifissi.

Restano come rami nudi
i loro sogni tesi
e semi d’eterno gettati
al grembo d’ombra fecondo
dell’inverno.

- Paola Alcioni -
Perché... anche i poeti se ne vanno...

venerdì 30 ottobre 2009

Essere e Non-essere


E' nell'alternarsi di
Essere e Non-essere
che appaiono dell'uno il gran
prodigio
e limiti dell'altro.

E, pur se nati insieme,
hanno nomi
diversi
e in comune solo il mistero.

Sono il mistero più fondo del
mistero,
la porta di ogni meraviglia.

Lao-Tse

mercoledì 28 ottobre 2009

Ricordi......

Miriam Alfano

questa sera,a casa sola
mi muovo , con i gesti di sempre
mentre inciampo nei ricordi...
pensieri sopiti,situazioni passate ,
tra ricordi indelebili del tempo andato.
ancora una volta ricordo
acora vivi in me,quei ricordi,
i ricordi, dell'ultima volta che ti ho visto
quell'ultima volta ,stupendo...
Quasi rivivo quelle emozioni..
mi sentivo impacciata.
situazione nuova per me ,contavo i minuti,
ero felice ma spaesata
ma ancora non sapevo.
cosa fosse, lo stare fra le tue braccia
sentire il tuo calore ,vibrare
anche se tutto fini in un abbraccio
era il mio volere ,non il tuo
ti sentivo caldo vicino a me
emozionato,tremante
ripenso a quell'ultima volta..
con caldi sguardi mi sorridevi
le tue mani sfiorano la mia pelle
e i tuoi occhi mi attraversavano l'anima
l'ultima volta che mi hai stretta a te,
tutto sembrava avere senso....
Se solo avessi capito
immaginato...saputo,
avrei fermato quell'attimo
ma ancora non sapevo
che ti avrei atteso nel tempo.....

sabato 24 ottobre 2009

Mia Terra........!!

Vaturu E.

Sei la luce dei miei occhi,

la brezza che carezza
il mio viso di buon mattino,

Sei l'acqua fresca che mi disseta
nel giorno dell'arsura,

il riflesso dell'anima che vedo
dentro un pozzo,

sei la fonte del mio piacere, di vita..

sei il battito del mio cuore

il profumo... del mio giorno

sei il brillio fianchi tuoi belli
tondeggianti

sei il calar del sole
al mio tramonto

ti amo..

mia cara..

mia dolce..

mia tenera..

mia amata...

...TERRA!!

martedì 20 ottobre 2009

venerdì 16 ottobre 2009

..vorrei essere..

vorrei essere un ragno
per avvolgerti nella mia tela
proteggerti dal mondo
difenderti da tutti
vorrei essere un ombra
per cullarti come e quando voglio
farti volare alto
vorrei essere un fantasma
stare sempre con te
dedicarti la mia vita
annullarmi nella tua persona
vorrei essere una cascata d'acqua
per trascinarti a riva
tenerti per sempre tra le mie braccia
fino al tramonto del sole
sfiorare il tuo cuore
accarezzare la tua anima....

Copyright©2009 Leonardi Paola Maria-inedita


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giovedì 15 ottobre 2009

LAMENTU DI GHJESU

Nadine Cesari
arrangements Jacky Micaelli
auteur Rocchu Mambrini
compositeurs Nando Acquaviva, Toni Casalonga

Chant interpreté au moment de la passion du christ

O tu chi dormi , in sta petra sculpita
D'ave suffertu da colpi è ferita
Dopu d'atroci martiri persu ai ancu a vita
Oghje riposi tranquillu , a to suffranza hè finita.

Ma eiu so d'una fiamma ardente
Brusgiu è mughju tutt'ognunu mi sente
So i lamenti di i cumpagni è d'una mamma i pienti
Chjamu ancu a Diu supremu ci ritorni stu innocentu

E fu per quellu cun spiritu feroce
Da tanti colpi è viulenza atroce
Chjodi a le mane e li piedi questi t'anu messu in croce
O Dio tante suffranze fa ch'eo senti a to voce

Oghje per sempre tutta quest'he finita
Ava si mortu he persa a partita
Oramai in Gerusalemme la ghjente he sparmuccita
Vergogna un ci ne manca morte so a fede è a vita

patriota corsa

...niente luna stasera....

RosieMarie D'Amico

niente luna stasera,
c'è una stella in cielo..
..è buia..
..gli argentei raggi non l'hanno sfiorata
.............è in arrivo la pioggia,
bagnerà i nostri volti...........
.ma non i nostri sentimenti
tienimi la mano
e stringimi forte
sarai tu notte
ad avvolgermi
proteggimi
fammi vedere il mondo
con i tuoi occhi
e raccontami
della vita
di come può essere bella
all'arrivo di una stella
di come è cambiata
dopo la bufera
l'arrivo della luce
spazza via la tempesta


ci sono momenti nella vita, in cui tutto sembra essere finito, toccherà a noi, ancora una volta, superare le difficoltà, annientando la tristezza, che facilmente s'impossessa di noi fino a farci perdere la giusta lucidità per la sopravvivenza....

giovedì 8 ottobre 2009

attendo...

Miriam Alfano

La tua Voce nella notte

La tua voce che chiama

Chiama nel buio

Scatena l'amore,
cuore di un uomo
uomo convinto
di essere uomo
cuore che sa
come si ama …..

uomo che sa come ,
entrarti nel cuore…
un uomo che sa nutrirti d’amore

Ho cercato l'amore
in un cuore di un uomo ,
sensazioni potenti
emozioni avvolgenti
ho ritratto le mani
che percepivano il fuoco,
una voce nel buio
m’invitava all’amore
il cuore di uomo
nei mie pensieri avvolgenti
mi invitava all’amore
ed era potente
ma guardandomi indietro
vedevo una scia
che lasciava incredula
la mia fantasia,
e ne sentivo la melodia
era la voce di quel cuore
da me tanto atteso…
e io l’accettai
e l’ho pure compreso
era la sua voce che mi arrivava
e tra le sue braccia….m’invitava…

MIRIAM

giovedì 1 ottobre 2009

le rose

Miriam Alfano

In un momento.... ho colto le rose

e pensavo alla fragile forza della loro esistenza

e all'imponenza dei bei colori che vedevo

Perché io non potevo dimenticare le rose

Le cercavamo insieme

li raccoglievamo facendo attenzione alle spine

Erano, le tue rose erano le mie rose

Questo faceva parte del nostro amore

intenso e vibrante

le rose dal color porporino come il nostro sangue

la nostra essenza linfa vitale d'amore

brillante al sole del mattino

Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi

Le rose che non erano le nostre rose

ma erano la nostra vita...


domenica 27 settembre 2009

Il mio primo pensiero...

Vaturu E.


Il mio primo pensiero
del mattino
sei tu

La folata di vento
mi annuncia il tuo
profumo

Il fragore del
silenzio
mi parla di te

il messaggio
dal cuore
è amore per te...

Mia dolce
mia bellissima
Donna

sabato 26 settembre 2009

Un giorno accadrà...

de Franco Musiu

Mi sveglierò e
il tuo nome
non farà più
rumore,
non darà più
dolore...

I giorni passati
insieme
valicheranno i
confini
della sofferenza
per
posarsi
tranquilli nell'angolo
dei
ricordi...

Diventerai passato,
come una vecchia
foto
o una dolce
canzone...

Non mi farai più
male…
i tuoi occhi
non
scalfiranno
più il mio cuore,
perchè tutto
ciò che è stato
non c'è più...

Nessuna gelosia
per chi ti sarà accanto,
ma solo serenità,
tutto questo
Un giorno accadrà...


C'era una volta una lacrima...

Franco Musiu


Lei era nata da un'emozione...
Dapprima piccola, era pian piano,
cresciuta...

Decise di partire, di lasciare quel dolce occhio che

tanto a lungo
l'aveva tenuta...


Partì intraprese il suo cammino...

Scivolò... dolcemente seguendo
il profilo del volto,
descrivendone i tratti, rendendo lucente
con la sua scia il suo percorso...

Arrivò sulle labbra...
Lì ebbe un sussulto...

Restò lì a guardare tremante capi'
che il viaggio era finito, ma quel viaggio è
rimasto li' nel mio
cuore...


lunedì 7 settembre 2009

Dalla mia finestra (Dedicata a un amico non vedente)

“Parlavamo insieme, io e il mio amico,
quel giorno il sole era alto nel cielo,
e lui appoggiato alla finestra
fissava un punto lontano
come per guardare ciò che non era visibile,
mi parlava di immagini dipinte
di sensazioni che l’occhio non coglie,
ma lui era un non vedente
ed io più cieco di lui.”

Dalla mia finestra
sento voci di gente
bambini che giocano,
e il mare distante
si nasconde dietro la mia mano
che davanti ai miei occhi
guarda lontano.
Il calore del sole sui panni
che svolazzano stesi
tiepido al mattino
ripassa nei giorni, negli anni
e rincorre la palla un bambino
toccando i muri del cortile,
scivola sulla mie guance scure
la pioggia del cielo di marzo
sono lacrime dolci
che raccolgo sulle labbra,
ho voglia delle tue parole
di quando mi parli dal balcone
oggi non sento il tuo profumo
mia dolce amica del cuore,
scorrono sul davanzale
le ombre del mattino
dalla mia finestra
aspetto il movimento della sera
la faccia della luna è a destra
e sulla strada finisce il rumore,
torna nuovamente il giorno
e guardo dal mio silenzio
dal mio tormento
la nebbia che non si dirada
davanti ai miei occhi.
Buongiorno mia dolce amica.

Pietro Vizzini


domenica 6 settembre 2009

La paura......

Franco Musio

La paura blocca le menti

ma apre i cuori,


la paura è dei coraggiosi

che sanno affrontare i propri limiti,


la paura è per gli impavidi

che vogliono vincere

nonostante le avversità,


ma la paura è soprattutto

accorgersi che qualcosa

è davvero importante...



lunedì 10 agosto 2009

Il giglio nel mare verde...

de V. E.

Buon giorno

mia stella

del mattino!

Il mo primo

pensiero sei Tu,

mia dolce

amata!


I prati

sono verdi

e Tu mia Cara

sei il giglio

solitario

dentro il mare

verde!

sabato 18 luglio 2009

Fluido di vita

de Franco Musio

Sei bella come un'alba
che mi illumina il cuore
sei bella come una stella
che mi illumina gli occhi

L'amore che provo per te
è grande come il mare
è infinito come il cielo

la mia vita senza di te
è come una pianta senz'acqua

Tu sei il mio fluido di vita...

MIA AMATA SARDEGNA


sabato 4 luglio 2009

.."Intro s’anima nidos de rùndine isolvo.
E chirco a passu chìbberu in caminu
paràulas chi m’abberzant in giaru
como e cras puru de sas pedras su faeddu.
Unu chelu ‘e rùndines
E undas chena pasu
intro ’e s’anima arrejonant:
E chiterras de luna addae sonant.
Altas s’atzendent in chimas sas rundas.
Abbas chi no abbastat s’oju nudu
ninnant sas velas ch’indonu isettant bentu:
alas sunt chena ‘olu in s’ausentu
misteriosu illacanadu e mudu.
Pesa! Isterre s’ojada. In giru in giru
s’amore in lughes noas torra brotat.
Paret como su coro narrer potat:
Ah, cant’est lébiu oe su respiru!"..
GF



mercoledì 1 luglio 2009

Sarò..

Sarò vento
per seguirti in ogni strada del mondo
e come il vento
muoverò i tuoi capelli
soffermandomi dolcemente
sulle punte arrese.

Sarò sole
per baciarti sulla pelle nuda
e come il sole
carezzerò il tuo seno
trattenendomi con passione
su ogni poro.

Sarò tempo
per segnare ogni istante della tua vita
e come il tempo
aiuterò ogni tua sensazione
trattenendo in te
ogni emozione.

Sarò neve
per sciogliermi al tepore del tuo corpo
e come la neve
saprò essere leggero e delicato
segnando l’orma
d’ogni tuo passo.

Sarò notte
per lasciarti riposare e sognare
e come la notte
ti cullerò tra speranze e desideri
tenendoti la mano
per non farti cadere.


Sarò vita
per far parte del tuo esistere
e come la vita
sarò il tuo viaggio senza meta
arteria e vena
del tuo cuore.

Sarò sangue
per circolare nelle tue vene
e come il sangue
argano d’ogni movimento
rosso e pulsante
di ogni primavera.

Sarò sabato
per trasportarti nella festa della domenica
esaltando ogni voglia
ed ogni tuo pensiero
realizzando ogni tuo desiderio
di diverso e di vero.

Sarò quello che sono
che non conosci e non immagini
e come sono saprò aspettarti
anche quando vana ti sembrerà ogni attesa
regalandoti ogni respiro
ed ogni battito del mondo.

Sarò amore e passione
Amore per sorprenderti
quando sarai arresa e delusa
Passione per risvegliare
infine
ogni tua voglia.

GG

martedì 12 maggio 2009

Giro le pagine

dae: Franco Musiu



Giro le pagine

mentre dentro di me

tutto si svuota



Le tocco

e mi bruciano le mani

frase dopo frase

foto dopo foto



Con la sua calligrafia

così rotonda

che mi buca gli occhi



Tutto è dolore

tutto è senza fine

ma non riesco a staccare lo sguardo

e così vado avanti



Ripercorro la storia

maledicendo quel giorno

e tutti quelli, che mai saranno



E penso a quello che eravamo

mentre i fogli si riempivano

di noi stessi

del nostro stare insieme



Arrivato in fondo

la vista è appannata

e la mente vacilla



Chiudo il diario

e lo ripongo

dove è sempre stato

in fondo al mio cuore

domenica 10 maggio 2009

Estetica e nostalgia del punk

MOSCA Una mostra racconta il dopo Ottantanove
No punk, no future. Sta riscuotendo grande e forse insperato successo la mostra che rimarrà aperta fino al 26 maggio prossimo, nel corso della biennale moscovita dedicata a «Moda e Stile».
Moltissimi i visitatori, moltissimi i giovani che si accalcano per vedere le fotografie un po' ingiallite e un po' mosse che riprendono gli anni della Perestrojka e dell'apertura (con qualche ritardo sui tempi, ovviamente) alle influenze «punk» nell'abbigliamento, nell'atteggiarsi, nella musica, persino nella vita di tutti i giorni. Le centinaia di immagine esposte riprendono, però, qualcosa che con il «punk» spesso non ha molto a che vedere: i primi McDonald, i primi skate, schiere di fan dei Depeche Mode vestiti e pettinati come David Grahan. A parte tutto, però, l'esposizione Hooligans degli anni Ottanta, che si tiene presso il Manej Center di Mosca ed è curata da Irina Meglinskaya e Misha Baster, documenta bene il sorgere di un nuovo gusto e di una nuova estetica presso i giovani «post-sovietici». Un'estetica trash che, attraverso il look, il gusto musicale, la scelta di vivere ai margini di strade e metropolitane, era forse il segno di una conquistata «individualità».
Il fatto che oggi, a Mosca, questo strano miscuglio di punk, rockabilly e kitsch trovi migliaia e migliaia di nostalgici, osservano i curatori, significa che qualcosa sta per cambiare e la gente, sostengono, proprio come nell'89, «ha voglia di aria nuova».

martedì 28 aprile 2009

ÍSULA SOLA (a sa terra mia stimada)

dae: Paola Alcioni

Ísula
in d-unu mari ‘e làgrimas derramadas.
Ísula sola.
Ísula sola chi fiat terramanna, ma
càvurus cun farruncas de scuriu
a bortas si nd’at betiu sa mareta.

E s’ant arretróciu sa terra ‘e s’ànima
cun tzacarrada ‘e orbadas de scuncórdiu.
E s’ant messau, strecau e cérriu.
E s’ant sperrau e maladitu:
eucaristia a s’imbressi de unu deus
benidori chi no est lómpiu mai.

Arguai, arguai de bosàterus
truma de bardaneris de ‘ónnia
tempus, de ‘ónnia logu,
no s’atriveis prus a s’acostai
cun passu e sentidus sbiàscius.
S’aproillat in is venas che fogu
de alientu nou su disisperu
po is bisus tragaus in scravidadi.

Seus arroca acutzada ‘e su dolori,
spreaus is maretas chi si sgurdant
e s’allisant po si fai scaresci.
No poderaus àteru mali.
Cillus de sali teneus e strúmbulus
de assúmbridu cravaus in su costau.
Duncas...
... Benei cun su passu lébiu de su cau
e su carínniu ‘e s’araxi a mericeddu:
teneus apitz’’e is palas cansàntziu
de mill’annus e in sa boxi
cangrenas de arregordus, chi no sanant.
Lassaisí sullenas is prajas,
líberas
a s’apróbiu de is bisus. Abistus
siais: no seus una perda in mesu mari
chi no sentit, no prangit
e no si fúrriat.

Ísula seus. Ísula sola,
ma cun coru ‘e niaxis...

ISOLA SOLA

Isola/ in un mare di lacrime versate./ Isola sola./ Isola sola che era continente, ma/ granchi con chele di buio/ a volte ci ha portato la risacca.

E ci hanno rivoltato la terra dell’anima/ con schianto di vomeri di discordia./ E ci hanno falciato,/ schiacciato e stacciato./ E ci hanno spezzato e maledetto:/ eucaristia al contrario di un dio/ venturo che non è mai giunto.

Guai, guai a voi/ torma di briganti di ogni/ tempo, di ogni luogo/ non osate più avvicinarvi/ con passo e sentimenti obliqui/ Ci brulica nelle vene come fuoco/ di coraggio nuovo la disperazione/ per i sogni trascinati in schiavitù.

Siamo roccia affilata dal dolore,/ ci ripugnano le maree che ci smussano/ e levigano per farci dimenticare./ Non tolleriamo altro male./ Ciglia di sale abbiamo e pungoli/ di diffidenza piantati nel costato.
Dunque...
…Venite con il passo lieve del gabbiano/ e la carezza della brezza a prima sera:/ abbiamo sulle spalle stanchezza/ di millenni e nella voce/ cancrene di ricordi, che non guariscono.

Lasciateci tranquille le spiagge,/ libere/ all’approdo dei sogni. Siate/ cauti: non siamo una pietra in mezzo al mare/ che non prova sensazioni, non piange/ e non si ribella.

Siamo isola. Isola sola,/ ma con cuore di moltitudini...

martedì 14 aprile 2009

Antonio Gramsci, gli anni giovanili: un marxista contro il "Capitale"


Antonio Gramsci nacque ad Ales, vicino a Cagliari nel 1891. Guadagnata la licenza liceale, nel 1911 ottenne una borsa di studio offerta dal Collegio Carlo Alberto di Torino, riservata a studenti poveri dell' ex Regno di Sardegna. La prova scritta consisteva in un tema avente per oggetto il contributo degli scrittori prerisorgimentali all'unità italiana. A vincere fu Lionello Vincenti, poi germanista. Secondo arrivò Palmiro Togliatti, nono Antonio Gramsci.
Giunto nel capoluogo piemontese, Antonio si iscrisse alla facoltà di lettere. La borsa di studio gli bastava appena per pagare l'affitto di una camera ammobiliata e pranzare in latteria.
Antonio e Palmiro Togliatti si conobbero presto e scoprirono di avere in comune una grande curiosità intellettuale. Palmiro vide che il piccolo sardo malato di nervi e deforme era un genio "dal corpo tormentato e sofferente e dagli occhi grandi e luminosi". Stavano spesso insieme, ma erano entrambi scontrosi e chiusi. Forse non furono mai amici fraterni com'è scritto nella mitologia comunista. Erano affinità elettive, ma in un senso diverso da quello proposto da Goethe, affinità che si incontravano "astrattamente" dalla vita. Nelle lettere a casa, Antonio non nominò mai Palmiro, parlò piuttosto di Cesare Berger, Camillo Berra, Angelo Tasca. Non è chiaro quando Gramsci prese la tessera del partito socialista, certo molto prima di Togliatti, il quale raccontò di essersi iscritto nel 1914, ma non era vero. Gran bugiardo. Togliatti non era impegnato politicamente e non era già marxista. Fu Gramsci a stimolarlo. Ed a stimolare Gramsci fu Tasca.
Secondo la testimonianza di Andrea Viglongo, studente operaio iscritto al partito socialista, Gramsci si fece vedere in sezione nel 1915, Togliatti no. "Toccava a me ritagliare gli indirizzi degl iscritti per la spedizione del materiale. Mai visto il nome di Togliatti." Il fatto è che Togliatti fu interventista, e andò volontario a combattere gli austriaci. Siccome era miope, lo misero nella Croce Rossa. Poi in seguito ad una revisione, riuscì a diventare un soldato combattente e chiese persino di frequentare la scuola ufficiali. Divenne solo caporalmaggiore. Gramsci, invece, entrò nella redazione torinese dell'Avanti, il giornale socialista. Eppure non mancano testimonianze che ricordano che anche Antonio Gramsci fu interventista, almeno per qualche mese. Può essere che egli si sia fatto infiammare da qualche conferenza di Benito Mussolini, che allora era direttore dell'Avanti?
Al tempo, il cavalier Benito era ancora un capo socialista indiscusso. Si dice che Gramsci abbia stracciato la tessera del partito proprio perché interventista e perché impressionato da Mussolini. Si sa che Benito scrisse a Tasca, invitandolo a collaborare al "Popolo d'Italia" . Tasca rifiutò, ma Gramsci raccolse l'invito, inviando a Mussolini un articolo sui contadini sardi, che però Benito non pubblicò. Segno che ormai Mussolini guardava molto oltre il socialismo, tanto da vederlo come un nemico.

Al di là della formula ambigua adottata dai vertici del partito socialista nei confronti della guerra, la ben nota "Né aderire né sabotare", si celavano profonde divisioni. I dirigenti della Confederazione generale del lavoro, sottolineando il "non sabotare", di fatto si offrirono al governo come argine per contenere eventuali rivolte popolari. Gli altri sottolineavano, compreso il riformista Turati, il "non aderire" e non era una sfumatura.
Quando Togliatti tornò dalla guerra, Gramsci era ormai un dirigente socialista. E convinse Togliatti a seguirlo. Intanto era accaduto qualcosa di veramente sconvolgente. I marxisti bolscevichi erano al potere in Russia. La guerra aveva cambiato il corso della storia proprio nel senso desiderato dai nemici della guerra, mentre i fautori della guerra sembravano seriamente preoccupati. L'esistenza di un paese, grande come la Russia, con dichiarati marxisti al potere, smentiva ogni loro previsione.
Gramsci e Togliatti si trovarono a fondare "L'Ordine Nuovo" un giornale con propositi rivoluzionari. Ma i due non si trovarono poi sempre d'accordo. Gramsci promosse infatti un gruppo di "educazione comunista" al quale Togliatti non aderì. Al congresso socialista di Torino furono contrapposti e Togliatti, insieme a Tasca e Umberto Terracini vinse largamente, con 406 voti tra i delegati; il gruppo di Gramsci ottenne solo 36 voti. Era la prima frattura e si registrava proprio all'interno degli ordinovisti.

Come mai? La verità potrebbe averla centrata Giorgio Bocca nel suo libro su Togliatti. C'era smania di fare qualcosa, ma nessun progetto, nessuna linea che non fosse quella della propaganda e della denuncia. "Manifestazione di attivismo, più che meditata e concorde operazione culturale e politica: è un gruppo di amici che vogliono fare ed hanno i mezzi per fare". (1)
Intanto le cose son cambiate anche nel partito; c'era stata una fregola massimalista provocata da Giacinto Menotti Serrati, i riformisti di Turati erano stati messi in minoranza, fu votata l'adesione alla III Internazionale di Lenin. Ma nessuno si era ancora reso conto della gravità e della pesantezza della scelta. Gramsci fu il più rapido a fiutare le opportunità offerte. Fu lesto a procurarsi i testi di Lenin, a farli tradurre, a leggere i documenti, diffonderli nelle fabbriche, spiegarli passo a passo.
«Da Gramsci - scrive Bocca - viene la spinta a verificare se le parole d'ordine leniniste e i modelli sovietici hanno una corrispondenza nel mondo operaio torinese e la spinta a fare una rivista che sia, a un tempo, occasione di incontri e strumento didascalico. Ma in essa, questo è il punto, non ci saranno chiusure totali, in essa potranno giungere voci diverse... E' il gruppo a progettare il giornale nuovo, ma ne sono Gramsci e Tasca i veri artefici. I due sono cresciuti come uomini politici, hanno grosse ambizioni e sanno essere, al momento, complementari: Gramsci non potrebbe fondare una rivista senza l'appoggio organizzativo di Tasca che a sua volta non può fare a meno dell'apporto intellettuale del primo.» (2)

Alla fine dell'estate 1920 accadde alla FIAT qualcosa di straodinario. Il 30 agosto fu proclamato lo sciopero generale dei metalmeccanici. Gl industriali risposero con la serrata e gli operai occuparono le fabbriche. I consigli operai assunsero pieni poteri e alla FIAT gli operai, invece di bivaccare e darsi al libero amore con le donne del popolo e la bottiglia di barbera, come pronosticato dai benpensanti,decisero di continuare il lavoro. Senza tecnici e dirigenti, essi produssero 37 automobili al giorno, oltre la metà della produzione normale. Uno sforzo stakanovista che però dimostrava che si può fare a meno di padroni e sorveglianti, puntando tutto sull'esperienza professionale e la cooperazione.
Si veniva profilando una situazione insurrezionale vera e propria. Molti operai erano armati. FIAT centro disponeva di 5000 colpi di mitragliatrice. Sembran tanti, ma sono niente. Il vertice del partito e del sindacato era consapevole della gravità della situazione. Attaccare non si poteva. Al massimo ci si poteva difendere, ma a che scopo? Nessuno, nei nervosi incontri tra operai torinesi, vertici del partito e del sindacato, sostenne apertamente la possibilità insurrezionale. Tirava aria di sconfitta, e invece, a ben guardare, la sconfitta fu una mezza vittoria grazie al buon senso di Giolitti, che pilotò la situazione a cospicui aumenti salariali. Agnelli arrivò a proporre una cogestione... che fu rifiutata ancora una volta con posizioni massimalistiche. Lungimiranza borghese e miopia proletaria. La paura di perdere allunga la vista e la smania di combattere l'accorcia.
Bocca racconta: «L'occupazione finisce il 26 settembre: il decreto giolittiano sul controllo operaio dell'azienda offre una onorevole via di ritirata, i miglioramenti salariali e normativi riescono in qualche modo a rendere accettabile la grossa sconfitta del movimento rivoluzionario... La sconfitta a Torino non è imputabile a Gramsci o agli ordinovisti, i quali né hanno voluto l'occupazione delle fabbriche, né se ne sono nascosti i grossi rischi; se si è arrivati al punto in cui si è arrivati è perché gli operai, esasperati, sopravvalutando la loro forza, sono andati troppo in là. Ma il partito vuole un colpevole, le accuse si accentrano su Gramsci, rispunta il peccato di interventismo, il suo nome è depennato dalle liste elettorali. Togliatti non difende Gramsci nelle assemblee, né Gramsci gli chiede di intervenire: il rapporto tra i due è politico. Gramsci deve essere momentaneamente sacrificato alle vendette dei "mandarini" e non conviene che Togliatti perda il suo posto di potere, ecco tutto.» (3)

Non si può dire che fino a questo periodo di relativa sfortuna il giovane Gramsci avesse già maturato una visione politica e filosofica completa. Però, come vedremo ora, il suo non era un marxismo generico, tendente ad aperture positivistiche. Tutt'altro. Passato da un generico "sardismo" ad un socialismo estremo e combattivo, rimane il neo non sufficientemente approfondito della breve parentesi interventista, di quell'articolo inviato a Mussolini. Certo è che dopo lo sbandamento, Gramsci cominciò a scrivere sulle pagine torinesi dell'Avanti, sul "Grido del popolo", infine su "L'Ordine Nuovo". Gli scritti giovanili sono ora raccolti in volume, li si può leggere. Troveremo tracce di Labriola, di Sorel, di Croce, soprattutto di Lenin, persino dell'interpretazione gentiliana del pensiero di Marx. Nicola Badaloni ha notato che negli anni in cui Gramsci cominciò a scrivere, il sorelismo, come filosofia della rivoluzione, aveva già conosciuto una sconfitta. Di fatto si era dimostrato incapace di difendersi dalle versioni reazionarie ed irrazionaliste che proprio dal sorelismo avevano tratto una loro matrice. Lo scritto di Gramsci Il sillabo ed Hegel è un tentativo di presentare hegelianamente il rapporto Hegel-Marx in Sorel. Ad esso segue La rivoluzione contro il capitale. Nella quale Gramsci spiegava: «Se i bolscevichi rinnegano alcune affermazioni del Capitale, non ne rinnegano il pensiero immanente, vivificatore. Essi non sono "marxisti", ecco tutto; non hanno compilato sulle opere del Maestro una dottrina esteriore di affermazioni dogmatiche e indiscutibili. Vivono il pensiero marxista, quello che non muore mai, che è la continuazione del pensiero idealistico italiano e tedesco, e che in Marx si era contaminato di incrostazioni positivistiche e naturalistiche. E questo pensiero pone sempre come massimo fattore di storia non i fatti economici, bruti, ma l'uomo, ma la società degli uomini, degli uomini che si accostano fra di loro, si intendono fra loro, sviluppano attraverso questi contatti (civiltà) una volontà sociale, collettiva, e comprendono i fatti economici e li giudicano e li adeguano alla loro volontà, finché questa diventa la motrice dell'economia, la plasmatrice della realtà oggettiva, che vive, e si muove, e acquista carattere di materia tellurica in ebollizione, che può essere incanalata dove alla volontà piace.» (4)

Un passo come questo dovrebbe dare da pensare. Non è un marxismo che annulla il soggetto, o riduce la formazione della coscienza ad una collocazione sociale. Non fa previsioni sul futuro ineluttabile. Qui il soggetto è rivalutato, è visto come protagonista in attività. E' l'influenza di Sorel, ma anche di Croce, volendo, persino di Gentile. L'interpretazione della rivoluzione russa non è in negativo, non è vista come una rivoluzione che smentisce la profezia dell'inevitabilità delle crisi e del crollo del capitalismo nei paese maturi, ma rappresenta una rivincità della volontà, del soggetto politico organizzato capace di imporsi con azione rapida, diretta allo scopo. In essa vi è combinazione di presa del potere e realizzazione di un nuovo potere: i soviet, cioè i consigli degli operai, le assemblee dei produttori che si autolegittimano in quanto espressione di una umanità che produce i propri mezzi di sussistenza. Sorel aveva negato che l'economia si sarebbe necessariamente sviluppata in senso socialista. Anzi, aveva preso da Bernstein l'idea che il blocco storico-sociale dominante sarebbe stato capace, per lungo tempo, di contenere ogni sviluppo in senso socialista. Ora la rivoluzione russa faceva saltare anche questo schema, ma inverandolo, cioè evidenziando il ruolo dell'azione "politica" soggettiva.
«Conseguenza di tutto ciò - commenta Badaloni - è non solo un nuovo rilievo dato al tema del partito, ma anche il risorgere di quello del divenire storico, affidato ora alla forza reale del proletariato, garantito non da un conforme muoversi della realtà economica, ma invece da quella libertà di scelta rivoluzionaria rispetto a cui l'economia funge soltanto indicatore della profondità dei rapporti reificati da dominare. Dal punto di vista teorico la soluzione sembra di pretta marca idealistica. Dal punto di vista politico, l'esito è opposto, rispetto alle varie soluzioni umanistiche che ripresentano il tema della evoluzione.» (5) Infatti, Gramsci puntava l'indice non già sull'evoluzione sociale, ma sulla rottura, sulla sostituzione dei governanti con altri governanti, di una classe dominante con la classe antagonista. E presentava un modo di essere "marxisti" del tutto diverso perché criticava il determinismo e l'economicismo impliciti in una concezione scientistico-positivistica del Capitale di Marx, rivalutando il momento dell'iniziativa politica cosciente.

Era inevitabile che tali posizioni portassero ad una rottura con la palude socialista, che ancora ospitava il riformismo più deteriore, quello dei compromessi e degli inciuci.
Il partito socialista era allora diviso in molte correnti e fazioni. Per comodità se ne possono distinguere quattro: i riformisti di Filippo Turati, i massimalisti di Giacinto Serrati, i comunisti guidati da Amadeo Bordiga, ed un secondo gruppo di comunisti, legati ai Consigli Operai di Torino, che era in sostanza il gruppo de "L'Ordine Nuovo", cioè il "destro" Angelo Tasca, Antonio Gramsci, Umberto Terracini, Rita Montagnana e Palmiro Togliatti. I riformisti continuavano a sostenere l'alleanza tra classe operaia e il capitalismo moderno rappresentato da Giolitti. Il gruppo di Serrati era maggioritario e al Congresso di Bologna dell'ottobre 1919 aveva strappato la direzione del partito a Turati, aveva aderito alla III Internazionale, aveva incluso nel suo programma la rivoluzione armata. Ma con la grave sconfitta del '20 il massimalismo aveva mostrato tutti i suoi punti deboli. Non era stato capace di guidare gli operai, non era stato nemmeno capace di approfittare delle lotte operaie. Poi, Serrati aveva commesso un secondo errore alla luce dell'internazionalismo richiesto da Mosca: pur continuando a simpatizzare per Lenin, aveva rifiutato le Ventuno condizioni per poter essere considerati membri del Comintern. In particolare, Serrati aveva deciso di non espellere Turati e di non adottare il nome di "partito comunista". La posizione di Serrati è comprensibile: Turati era stato uno dei pochi riformisti europei decisamente contrario alla guerra. Aveva visto molto più lontano delle acute occhiate d'aquila dei nazionalisti e degli interventisti. Come rinunciare a questo patrimonio? Perché buttarlo nell'immondizia proprio nel momento in cui occoreva la massima unità dei proletari per sconfiggere il pericolo fascista? Non era forse giusto vedere nelle Ventuno condizioni dettate da Lenin una sottovalutazione del pericolo fascista in Italia?
Al Congresso di Livorno, massimalisti e riformisti respinsero la mozione comunista. I due gruppi comunisti abbandonarono l'aula e andarono a fondare il Partito comunista d'Italia in una sala teatrale (già prenotatata in precedenza).

In un triviale giudizio del delegato del Comintern Degott si può trovare una grande verità: "Gramsci non aveva il fisico." Non era all'altezza di un qualsiasi tribuno del popolo, non sapeva trascinare, non era come Mussolini o come Lassalle, come in parte Turati, od un qualsiasi comiziante della CGIL. Gramsci era un fine ragionatore. Quando parlava, la platea sbadigliava e solo pochi lo stavano a sentire. Pochissimi capivano il senso di quello che diceva. Il nuovo partito comunista non era gramsciano, e nemmeno bolscevico. Era il partito di Bordiga, dottrinario e dogmatico. Con Bordiga stavano gran parte dei giovani transfughi della federazione giovanile socialista. Tra le altre cose, pare che Gramsci sia entrato nella direzione del partito per il rotto della cuffia.

(continua)

(1) Giorgio Bocca - Palmiro Togliatti - Laterza 1973, ora Mondadori 1991
(2) ivi
(3) ivi
(4) A. Gramsci - Scritti giovanili 1914-1918- Einaudi 1958 (qui puoi leggere il testo completo dell'articolo)
(5) N. Badaloni - Il marxismo di Gramsci - Einaudi 1975

mercoledì 25 febbraio 2009

I DONATORI DELLA FONDAZIONE CLINTON

ROB LARSON, Counterpunch - Traduzione di Comedonchisciotte

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Quando il presidente eletto Obama ha nominato Hillary Clinton Segretario di Stato, i Clintons hanno acconsentito a rendere pubblica la lista dei donatori della Fondazione Clinton, l'ente caritatevole globale creato dall'ex presidente. I Clintons hanno quindi acconsentito a lavare i panni in pubblico, a seguito di un accordo con la nuova amministrazione Obama. La lista dei donatori e' estremamente rivelatrice e non solo per il fatto di essere, secondo la definizione data dal Wall Street Journal, "il chi e' chi dei ricconi planetari" .

La lista altresi' mostra che la Fondazione e' sostenuta economicamente da persone, governi e aziende che contribuiscono a creare i problemi di cui che l'ente caritatevole si fa carico. Ad esempio lo sviluppo. La Fondazione ha tra le priorita', donazioni indulgenti finalizzate allo sviluppo economico ed ha recentemente intrapreso l'iniziativa nell'incoraggiare la filantropia nei paesi del Medio Oriente ed Africa. Tuttavia uno dei piu' grossi donatori della Fondazione che ha contribuito con oltre 10 milioni di dollari, e' il Monarca dell'Arabia Saudita. Oltre ai monarchi, anche amici e sostenitori dell'Arabia Saudita hanno dato ulteriori milioni in piu'. Insomma, la famiglia Reale Saudita sta facendo beneficenza alle masse sofferenti del Medio Oriente.

Ma beneficenza con gli occhi bendati. Secondo un recente rapporto di BusinessWeek, la censura Saudita e' tra le piu' restrittive nel mondo, la quale oscura ampie porzioni di Internet, dai siti pornografici agli appelli rivoluzionari antigovernativi. Ed a ben guardare, la popolazione Saudita potrebbe avere numerose ragioni per liberarsi della Famiglia Reale, considerando ad esempio la decisione nel 2007 del Ministro della Giustizia che ha condannato la vittima di uno stupro di gruppo, a 200 frustate e sei mesi di prigione. La ragione di tale sentenza e' da attribuirsi a due cause. Primo, la donna era in auto con un uomo non appartenente al circolo famigliare prima dello stupro, secondo, ella ha osato appellare la sentenza originaria di 90 frustate. Tali fatti hanno costituito quindi delle aggravanti e la corte ha deciso di inasprire la pena, aggiungendovi la prigione, adducendo ai tentativi della donna di influenzare la giuria attraverso l'uso dei media.

Comunque, la situazione in Arabia saudita non puo' essere poi cosi' male, del resto il Re Fahd ha finalmente approvato una commissione di vigilanza per i diritti civili, ma con i membri scelti solo dal governo e solo dopo aver ritirato l'approvazione per la realizzazione di un gruppo cittadino. I media commerciali descrivono la possibilita' che un siffatto gruppo democratico potrebbe pubblicamente imbarazzare la Monarchia, bollandola come "non credibile". Conseguentemente la Famiglia reale cerca di mitigare il suo operato domestico, buttando qualche decina di milioni della sua fortuna petrolifera nella Fondazione Clinton, che accetta tali fondi per finanziare programmi di sostegno alla popolazione impoverita della monarchia stessa. Se la famiglia reale si sentisse realmente generosa, potrebbe concedere ai propri sudditi il diritto di voto.

Oppure consideriamo Lakshmi Mittal, il magnate Indiano dell'acciaio, il cui conglomerato globale Arcelor-Mittal, produce il 10% della produzione acciaifera mondiale. Mittal ha costruito il suo impero industriale comprando vecchi impianti e svendite governative, con il dichiarato obbiettivo che diventando grande e potente fosse l'unica strada per profitti da peso massimo. Il programma industriale di Lakshmi fu di diventare "grande a sufficienza per poter negoziare su basi paritarie con i fornitori di minerale grezzo e carbone, nonche' con clienti quali costruttori di automobili.... Alla lunga, la visione di Lakshmi e' quella di un'industria dominata da una manciata di aziende potentissime, forti a sufficienza per poter manipolare la produzione piuttosto che spingere i prezzi al ribasso."

Questo e' cio' che gli economisti chiamano "oligopolio" ed esso non ha molto a che fare con i principali obbiettivi della Fondazione Clinton per espandere le opportunita' economiche. Nel momento in cui le aziende diventano molto grandi, ottengono vantaggi considerevoli contro i concorrenti, come decanta Mittal: " piu' diventiamo globali, piu' siamo in grado di ridurre i nostri costi su base globale. Ad esempio, negli acquisti, aggreghiamo la nostra domanda. Siamo in grado di mostrare i muscoli per negoziare con i nostri fornitori."

La scalata dell'impero acciaifeo di Mittal, turba e squilibra il mercato a sfavore dei concorrenti piu' piccoli e nel contempo mina gli obbiettivi dichiarati della Fondazione Clinton. Tuttavia, un assegno a 7 cifre per la Fondazione e' quello che serve per appianare la situazione a sufficienza e dormire sonni tranquilli. La Mano Aperta dona, e la Mano Invisibile porta via.

Oppure consideriamo l'AIDS, spesso identificata come lo scopo fondamentale della Fondazione. Difatti la Fondazione ha recentemente negoziato consistenti riduzioni di prezzo per certi farmaci anti AIDS venduti nei paesi in via di sviluppo ed ha parzialmente supportato gli sforzi di Brasile e Thailandia di infrangere i brevetti sui farmaci terapeutici contro l'AIDS detenuti da aziende USA. Questo cambio di politica, e' stato spinto da attivisti AIDS e gruppi quali Dottori senza Confini, che hanno notato il miglioramento di migliaia di vite grazie all'utilizzo di farmaci generici economici, ottenuti in violazione dei brevetti in essere. Tuttavia e' solo recentemente che la mano della Fondazione si e' adoperata in questo senso, sulla spinta delle richieste dirette di Brasile e Thailandia, cosa che e' vista anche da osservatori conservatori quali l' Economist, come un successo nel combattere la malattia.

La stampa economica descrive la posizione del piu' autorevole attivista AIDS in Sud Afica, Zachie Achmat: " Come altri attivisti, egli crede che le aziende farmaceutiche siano state pungolate nelle loro recenti concessioni, solamente dalla terribile pubblicita' " e che " contrariamente a cio' che l'industria dice, i brevetti erano solamente un ostacolo alla produzione di farmaci a costo abbordabile." In altri articoli il Financial Times descrive le limitate concessioni o la riduzione di prezzo per certi farmaci anti AIDS quale "parte di uno sforzo di pubbliche relazioni che aziende Occidentali utilizzano per controbattere gli attacchi verso i prezzi applicati."

Quindi, mentre la Fondazione Clinton ha gradualmente acconsentito a supportare la produzione di farmaci altamente economici per i paesi in via di sviluppo, ci e' voluta la pressione di gruppi di attivisti, combinata con la crescente indipendenza di paesi emergenti quali Brasile e Thailandia, per smuovere le acque ed ottenere sostegno e concretezza dalla Fondazione e dalle aziende coinvolte. Percio' ora alcuni farmaci possono per assurdo essere acquistati con le centinaia di migliaia di dollari donati alla Fondazione da "drug patent-mongers" ( con questo termine si intendono le aziende che hanno utilizzato o utilizzano lo spauracchio dei brevetti - quindi azioni legali, risarcimenti, diffide ecc ecc - per impedire ad altre aziende di produrre gli stessi farmaci a costi irrisori. ndt ) quali Pfizer e Ranbaxy, che rendono possibile con le loro donazioni l'acquisto di farmaci generici, utilizzati poi per combattere la malattia che le stesse aziende hanno contribuito a diffondere (tenendo i prezzi alti, quindi proibitivi per paesi poveri. ndt)

Quindi, mentre il lavoro della Fondazione si dimostra di alto valore per aiutare la gente e le comunita' disperate che serve, il punto e' che il denaro per far questo deriva da coloro che hanno pesantemente contribuito a creare il problema che si sta cercando di risolvere, dalla brutale tirannia dei Sauditi che pagano per incoraggiare lo sviluppo umano, al magnate dell'acciaio che si fa avanti per insegnare lo spirito imprenditoriale e del libero mercato, alle aziende farmaceutiche detentrici di brevetti che parsimoniosamente contribuiscono alla produzione di farmaci generici che osteggiano.

La Fondazione probabilmente si potrebbe difendere sostenendo che il dono medio dei suoi contributori ammonta a circa 45 dollari, provenienti da donatori privati, i quali sono persone ammirabili e di buon cuore. Tuttavia queste donazioni non spiegano i 492 milioni di dollari che la Fondazione gestisce. Difatti Il resto viene da donatori facoltosi, quali Victor Pinchuk, l'oligarca dell'acciaio Ucraino che ha costruito il suo impero dalla svendita di stato dei beni del ex Unione Sovietica, oppure dalla Blackwater, l'azienda privata di mercenari che e' attualmente sotto sanzioni per gli omicidi in Iraq. Il denaro sporco di sangue si puo' ancora spendere evidentemente.

In un mondo di regimi tirannici, potentissime corporazioni globali, malattie che si diffondono tra i poveri, possiamo solo fare conto sull'ego ferito dei veri colpevoli che fanno andare avanti l'industria della Grande Carita'

Rob Larson sta caritatevolmente donando grucce gratuite a chiunque egli investa. E' Professore Assistente di Economia alla Ivy Tech Community College in Bloomington, Indiana e puo' essere raggiunto a
rlarson2@ivytech.edu

Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/larson01282009.html
28.02.2008
http://www.uruknet.com/?p=-6&l=i

sabato 24 gennaio 2009

Sardos dae Emiliu Lussu sa memoria no imbrutaus












In sa Gadhura et
in sa Campidanu

naschida est sa
Brigata Tataresa

in Sinya su 151
et de Armungia
su Capitanu

su 152 in
sa tzitadi
Tempiesa

Totus sos Sardos
s'istrigain sa manu

regalende a s'isula,
onore pro s'impres.

Como,cussu tempus
parit lontanu
proite s'orgoliu
antigu est diventende
resa.

Nannais nostros
mortos, parint,
invanu

proite is de como
traixende sunt unu sonnu
et de una cadrea
a s'atera sunu crocca
et pesa.

Ite chi sindi torraiada
at pesare cuddu Nonnu!

De seguru a sos chi cumandana
dae Milanu munstraiat,
certu sa cara ofesa

et ai cussos chi an'ofertu
su divanu
scuttlait sa tialla
et sconciat sa masa..

in memoria et pro
arrispetu de su Capitanu

Sardos non fagimos
custa brigungia!

Non iscultams su chi
narat su de Milanu

ma ..rendeus onor
a su Nannai de
Armungia.


Antony Agus
Bidhesartu