giovedì 21 aprile 2011

13^ POESIA COLLETTIVA S/COL/LE/GA/TA

Gianni Atzeni

and others


Ricordare ancora.

Camminar a piedi nudi

lungo il sentiero dei ricordi

e allungare le mani per cogliere

stilla

la goccia ispida e amara

sulla punta di una lingua martoriata

per le troppe parole che ormai sono state dette

ma colgo lo sguardo del mio gatto che mi sembra dire...


AA.VV.:

Adele Pilia, Maria Felix Korporal, Rossana Cau, Sayli Vaturu, Gianni Atzeni.

martedì 19 aprile 2011

TU, VERITA' CHE OSI...

PAOLA ALCIONI


Si consuma in indugio
lieve pensiero come legno
sul tuo tras...correre d'onda.
Sera. Un segno
inseguivo: mi imbattei
nel violaceo velo
invalicabile
confine al compimento.

E' giusto.
Ma non c'è resa
in me, per questo...

Trema
e si risente il cuore
che un sogno di nuvole
e ginestre
aguzze insegua ancora
lo smisurato
balzo suo d'airone,
disdegnando
la tranquilla spiaggia.

Vado, si, nomade,
cantando...

Non è per me,
amico mio,
quel campo
dove tutti sterili radici
tentano, non sapendo
nè vento nè tempesta.

Arrampicare sull'obliquo
filo del miraggio
ragno
folle d'altezze
parte di me
vorrebbe
mai da te, però,
troppo lontana...

E tu, Verità che osi
dal binario dell'ovvio
deragliare
il mio miglior sogno
- ala perenne in viaggio -
non fermarti.

Continua a trascorrermi
ridendo come estate
accanto, araldo
di un indiscreto refolo
di vento
che afferra foglie morte
ed in germogli
le muta danzando
al suo passaggio...

P.Alcioni - 19 aprile 2011

domenica 17 aprile 2011

La mia mente

Adele Pilia

Fugge la mia mente

finalmente libera

libera da pensieri

gravi e oppressivi.

Corre la mia mente

verso viali

aperti e colorati

da spiriti benigni.

Ride la mia mente

lasciandosi dietro

meschinità

di umane fattezze.

Gode la mia anima, che

dopo aver tanto corso

ritrova

serenità e giustizia.


martedì 12 aprile 2011

... ho scelto d'essere seme di rivolta.

- P. Alcioni -

AISETAS_20061[1]

"Nata sotto una stella arrabbiata e respirata dal campo, fui quell'erba fragile che radica tra il sale del molo e l'umido sartiame.
Quella che conosce dei gabbiani il pianto e muore sposa dell'onda al primo abbraccio.
Ma per te, amore, e per la memoria d'amaro che ancora morde le radici nude, ho scelto d'essere seme di rivolta.
Quell’erba che crepa i marciapiedi...

Ho scelto d'essere frantumatrice di paradigmi.
Scavalcatrice di barriere, attraversatrice di confini.
Li ho dentro, confini e frontiere - meticcia da diecimila anni! - e vado, nomade e poeta, avanti e indietro tanto che non ne rimane uno intatto: cancellati come fossero segnati sulla sabbia, ed i miei fossero su di essi passi di danza.

Sicuramente, assai poco di ciò "che sta bene", sta bene a me.
Da niente di ciò "che si usa" mi lascio usare senza rivoltarmi.
Per questo, spesse volte pago - è vero - ma pago con un sorriso del quale molti darebbero chissà cosa per avere il segreto...
E' un sorriso che mi fu regalato tempo fa.
Giovane ginnasiale, avevo la bisaccia ancora vuota, ma ferrea la volontà di riempirla non foss'altro che di sogni.
Una sera in cui la solitudine mi tagliava e mi apriva. E dal mio petto mieteva il coraggio, con il suo afono filo di falce ottusa, Eschilo dai miei libri di greco, mi sussurrò: "Il sapere ha potenza sul dolore".
Ed io, annuendo, gli sorrisi...

sabato 9 aprile 2011

La Millenaria, Signora della Parola.

PAOLA ALCIONI

http://www.dicoseunpo.it/blog/wp-content/uploads/2010/06/callas_01.jpg

Quasi metafora pura: volto ieratico, sguardo... regale, fisso all'orizzonte e corpo rarefatto, vestito di un sottile peplo greco...

Porta con sè la spada e l'elmo, per i momenti in cui la Parola si riveli non sufficientemente affilata.

Dalle sue altezze solitarie - distanza sofferta come una ferita - osserva la montagna sotto di sè, accendersi piano piano di fuochi.

Diventano ogni attimo più luminosi, all'addensarsi delle ombre crepuscolari.
Sono is fogaronis de is Arrennegaus... i mille occhi fiammeggianti della rabbia e della rivolta.
I mille occhi della terra di Sardegna.

Intorno ad essi, risalendo il monte, ogni notte si radunano i patrioti e sale ad ascoltarli la gente dei villaggi.
Alcuni di questi non ridiscendono all'alba. Allora la montagna diventa la loro casa.

E cresce, su quella pelle boscosa, il popolo che ha deciso di strappare la sua terra all'oppressore, che nel tempo l'ha devastata e dilaniata, resa altra, alienata e prostituita.

Sorride la Millenaria...

Intorno a quei fogus de arrennegu, fiammeggianti nella notte, lentamente si raduna la sua Natzione, e ci sono i suoi fratelli e tutti coloro che ama.

E' per uno di essi che il suo cuore batte più forte, ma per tutti loro spera la libertà....