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Enrica Meloni
Funesta sorte,
famelico guaire di quel che bramato fu.
Turpitudine nell’innocenza d’una irrisoluta richiesta.
Nota mai musicata,
silenzio d’un piangente spasimo.
Sconnesso discorrere allo stremo delle cause.
Come un guanciale assente
mai il capo s’adagiò in regal riposo.
Arsura,
Strillo d’un adagio
che nei lembi della fame divenne piaga morente.
Da un dolente parto funereo
in te nacquero travagli.
Excursus innominati nella stagione dei languori.
Flaccide speranze nei pergolati della pietà.
Irredenta fame,
centesimale dignità,
sfrattata ed infangata nell’asfalto dei silenzi.