martedì 2 marzo 2010

UNA BESTIA CHE TUTTI PRENDEVANO A CALCI

Giovanna Mulas
-Io non sono qui per chiederti nulla.
Volevo solo…conoscerti-.
Bobore le scoccò un’occhiata carica di sconcerto. Le parole gli intasavano la bocca senza che neppure una riuscisse a scapparne fuori, le labbra erano distorte; pericolosamente tremanti.
-Si- disse solo e la voce era fioca, scosse lentamente il capo.
-Si?- ripetè Giada.
L’uomo cavò il fazzoletto dalla tasca posteriore dei calzoni.
Si volse di scatto verso la finestra, agghiacciato.
-lo… sentivo io…sentivo che c’eri.-, mormorò. - L’ho sempre sentito senza saperlo e perdonami per questo. No l’apo cheriu deo, custu, no. Non l’ho chiesto e non l’ho voluto credere.-.
Lei era troppo giovane per decidere e per capire, per…tutto, si. Non doveva andare così. Non tra lui e Andina.
-Mama tua…tua madre quella notte, dopo che noi…- la fissò, impacciato.
-Si, continua- fece l’altra; aveva un espressione turbata. Deglutì a vuoto.
-Mi disse che sapeva che c’eri, che qualcosa stava arrivando dentro di lei ed era soltanto mio e suo. Disse proprio così: mio e tuo, Bobore.
In questi anni ogni volta che il pensiero mi arrivava lo cacciavo, non volevo credere che fosse vero che…-
-mmmh. Mamma questo non me lo disse mai.
Disse solo che tu eri… un animale, come lei. Una bestia che tutti prendevano a calci. E che io non dovevo essere così, io meritavo di più.-.
-Perché…- Bobore sollevò gli occhi al cielo, -…perché non dirmelo? PERCHE’?-
(Perchèperchèperchèperchè)
Perché la Natura ha il suo corso, e pure quando pare che dorma, in realtà, è in veglia perenne. Pure in inverno, quando le bacche rosse s’affacciano tra i cespugli, piccole ed invitanti, e l’agrifoglio non vuole carezze, e non ne dà, su e su, dove l’aquila s’innalza e dabbasso dove le capre, tra le rocce scure, mirano il vuoto che separa il cielo dalla maestosità del mare d’Ogliastra. La Natura segue il suo corso e non soltanto in primavera, veglia.
Guarda il fiume, uomo, lì, dinanzi agli occhi tuoi, e non dimenticare mai di ascoltarne il rumore, che sia notte, o che sia giorno. E guarda l’albero e la fissità della pietra che tuttocapisce tuttoconosce, guardali, e in loro finalmente vediti davvero.
Perché?

Giovanna Mulas, estratto da Delle Trascorse Stagioni, romanzo

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