giovedì 11 marzo 2010
lunedì 8 marzo 2010
♥ ... UN MORSO DI TE...
♥ ...
Un morso di Te
e nel peccato si scopre
candida, l'innocenza.
In un battito
giunge l'addio
al mondo scontato
e mi perdo nel Cuore
del mio caldo abbandono..
E mentre mi offro
alla Luce
del tuo universo,
raggiungimi in fondo,
che di riflesso a Te
l'anima diventa
polpa zuccherina
da succhiare
eternamente..
Raggiungimi la',
nell'ambrato respiro
che ha dipinto
di colorata dolcezza
l'Inverno..
Diletta Morani
martedì 2 marzo 2010
UNA BESTIA CHE TUTTI PRENDEVANO A CALCI
Giovanna Mulas
-Io non sono qui per chiederti nulla.
Volevo solo…conoscerti-.
Bobore le scoccò un’occhiata carica di sconcerto. Le parole gli intasavano la bocca senza che neppure una riuscisse a scapparne fuori, le labbra erano distorte; pericolosamente tremanti.
-Si- disse solo e la voce era fioca, scosse lentamente il capo.
-Si?- ripetè Giada.
L’uomo cavò il fazzoletto dalla tasca posteriore dei calzoni.
Si volse di scatto verso la finestra, agghiacciato.
-lo… sentivo io…sentivo che c’eri.-, mormorò. - L’ho sempre sentito senza saperlo e perdonami per questo. No l’apo cheriu deo, custu, no. Non l’ho chiesto e non l’ho voluto credere.-.
Lei era troppo giovane per decidere e per capire, per…tutto, si. Non doveva andare così. Non tra lui e Andina.
-Mama tua…tua madre quella notte, dopo che noi…- la fissò, impacciato.
-Si, continua- fece l’altra; aveva un espressione turbata. Deglutì a vuoto.
-Mi disse che sapeva che c’eri, che qualcosa stava arrivando dentro di lei ed era soltanto mio e suo. Disse proprio così: mio e tuo, Bobore.
In questi anni ogni volta che il pensiero mi arrivava lo cacciavo, non volevo credere che fosse vero che…-
-mmmh. Mamma questo non me lo disse mai.
Disse solo che tu eri… un animale, come lei. Una bestia che tutti prendevano a calci. E che io non dovevo essere così, io meritavo di più.-.
-Perché…- Bobore sollevò gli occhi al cielo, -…perché non dirmelo? PERCHE’?-
(Perchèperchèperchèperchè)
Perché la Natura ha il suo corso, e pure quando pare che dorma, in realtà, è in veglia perenne. Pure in inverno, quando le bacche rosse s’affacciano tra i cespugli, piccole ed invitanti, e l’agrifoglio non vuole carezze, e non ne dà, su e su, dove l’aquila s’innalza e dabbasso dove le capre, tra le rocce scure, mirano il vuoto che separa il cielo dalla maestosità del mare d’Ogliastra. La Natura segue il suo corso e non soltanto in primavera, veglia.
Guarda il fiume, uomo, lì, dinanzi agli occhi tuoi, e non dimenticare mai di ascoltarne il rumore, che sia notte, o che sia giorno. E guarda l’albero e la fissità della pietra che tuttocapisce tuttoconosce, guardali, e in loro finalmente vediti davvero.
Perché?
Giovanna Mulas, estratto da Delle Trascorse Stagioni, romanzo
-Io non sono qui per chiederti nulla.
Volevo solo…conoscerti-.
Bobore le scoccò un’occhiata carica di sconcerto. Le parole gli intasavano la bocca senza che neppure una riuscisse a scapparne fuori, le labbra erano distorte; pericolosamente tremanti.
-Si- disse solo e la voce era fioca, scosse lentamente il capo.
-Si?- ripetè Giada.
L’uomo cavò il fazzoletto dalla tasca posteriore dei calzoni.
Si volse di scatto verso la finestra, agghiacciato.
-lo… sentivo io…sentivo che c’eri.-, mormorò. - L’ho sempre sentito senza saperlo e perdonami per questo. No l’apo cheriu deo, custu, no. Non l’ho chiesto e non l’ho voluto credere.-.
Lei era troppo giovane per decidere e per capire, per…tutto, si. Non doveva andare così. Non tra lui e Andina.
-Mama tua…tua madre quella notte, dopo che noi…- la fissò, impacciato.
-Si, continua- fece l’altra; aveva un espressione turbata. Deglutì a vuoto.
-Mi disse che sapeva che c’eri, che qualcosa stava arrivando dentro di lei ed era soltanto mio e suo. Disse proprio così: mio e tuo, Bobore.
In questi anni ogni volta che il pensiero mi arrivava lo cacciavo, non volevo credere che fosse vero che…-
-mmmh. Mamma questo non me lo disse mai.
Disse solo che tu eri… un animale, come lei. Una bestia che tutti prendevano a calci. E che io non dovevo essere così, io meritavo di più.-.
-Perché…- Bobore sollevò gli occhi al cielo, -…perché non dirmelo? PERCHE’?-
(Perchèperchèperchèperchè)
Perché la Natura ha il suo corso, e pure quando pare che dorma, in realtà, è in veglia perenne. Pure in inverno, quando le bacche rosse s’affacciano tra i cespugli, piccole ed invitanti, e l’agrifoglio non vuole carezze, e non ne dà, su e su, dove l’aquila s’innalza e dabbasso dove le capre, tra le rocce scure, mirano il vuoto che separa il cielo dalla maestosità del mare d’Ogliastra. La Natura segue il suo corso e non soltanto in primavera, veglia.
Guarda il fiume, uomo, lì, dinanzi agli occhi tuoi, e non dimenticare mai di ascoltarne il rumore, che sia notte, o che sia giorno. E guarda l’albero e la fissità della pietra che tuttocapisce tuttoconosce, guardali, e in loro finalmente vediti davvero.
Perché?
Giovanna Mulas, estratto da Delle Trascorse Stagioni, romanzo
ELLA PASSA RADIOSA
George Gordon Byron
I.
Ella passa radiosa, come la notte
Di climi tersi e di cieli stellati;
Tutto il meglio del buio e del fulgore
S'incontra nel suo sguardo e nei suoi occhi
Così addolciti a quella luce tenera
Che allo sfarzo del giorno nega il cielo.
II.
Un'ombra in più, un raggio in meno, avrebbero
Guastato in parte la grazia senza nome
Che ondeggia sulla sua treccia corvina
O dolcemente le illumina in volto,
Dove pensieri limpidi e soavi
Pura svelano e preziosa la dimora.
III.
Su quella guancia, sopra quella fronte,
Così dolci, serene ma eloquenti,
I sorrisi avvincenti, i colori accesi
Parlano di giorni volti al bene,
Di un animo che qui con tutto è in pace,
Di un cuore che ama innocente!
I.
Ella passa radiosa, come la notte
Di climi tersi e di cieli stellati;
Tutto il meglio del buio e del fulgore
S'incontra nel suo sguardo e nei suoi occhi
Così addolciti a quella luce tenera
Che allo sfarzo del giorno nega il cielo.
II.
Un'ombra in più, un raggio in meno, avrebbero
Guastato in parte la grazia senza nome
Che ondeggia sulla sua treccia corvina
O dolcemente le illumina in volto,
Dove pensieri limpidi e soavi
Pura svelano e preziosa la dimora.
III.
Su quella guancia, sopra quella fronte,
Così dolci, serene ma eloquenti,
I sorrisi avvincenti, i colori accesi
Parlano di giorni volti al bene,
Di un animo che qui con tutto è in pace,
Di un cuore che ama innocente!