martedì 12 maggio 2009

Giro le pagine

dae: Franco Musiu



Giro le pagine

mentre dentro di me

tutto si svuota



Le tocco

e mi bruciano le mani

frase dopo frase

foto dopo foto



Con la sua calligrafia

così rotonda

che mi buca gli occhi



Tutto è dolore

tutto è senza fine

ma non riesco a staccare lo sguardo

e così vado avanti



Ripercorro la storia

maledicendo quel giorno

e tutti quelli, che mai saranno



E penso a quello che eravamo

mentre i fogli si riempivano

di noi stessi

del nostro stare insieme



Arrivato in fondo

la vista è appannata

e la mente vacilla



Chiudo il diario

e lo ripongo

dove è sempre stato

in fondo al mio cuore

domenica 10 maggio 2009

Estetica e nostalgia del punk

MOSCA Una mostra racconta il dopo Ottantanove
No punk, no future. Sta riscuotendo grande e forse insperato successo la mostra che rimarrà aperta fino al 26 maggio prossimo, nel corso della biennale moscovita dedicata a «Moda e Stile».
Moltissimi i visitatori, moltissimi i giovani che si accalcano per vedere le fotografie un po' ingiallite e un po' mosse che riprendono gli anni della Perestrojka e dell'apertura (con qualche ritardo sui tempi, ovviamente) alle influenze «punk» nell'abbigliamento, nell'atteggiarsi, nella musica, persino nella vita di tutti i giorni. Le centinaia di immagine esposte riprendono, però, qualcosa che con il «punk» spesso non ha molto a che vedere: i primi McDonald, i primi skate, schiere di fan dei Depeche Mode vestiti e pettinati come David Grahan. A parte tutto, però, l'esposizione Hooligans degli anni Ottanta, che si tiene presso il Manej Center di Mosca ed è curata da Irina Meglinskaya e Misha Baster, documenta bene il sorgere di un nuovo gusto e di una nuova estetica presso i giovani «post-sovietici». Un'estetica trash che, attraverso il look, il gusto musicale, la scelta di vivere ai margini di strade e metropolitane, era forse il segno di una conquistata «individualità».
Il fatto che oggi, a Mosca, questo strano miscuglio di punk, rockabilly e kitsch trovi migliaia e migliaia di nostalgici, osservano i curatori, significa che qualcosa sta per cambiare e la gente, sostengono, proprio come nell'89, «ha voglia di aria nuova».